Desideriamo esprimere la nostra più profonda gratitudine a tuttə coloro che hanno contribuito al successo della Festa della Liberazione.
Un sentito ringraziamento va ai volontari delle associazioni che, con il loro impegno e la loro dedizione, hanno reso possibile questo evento. Un ulteriore ringraziamento va al Comites per il supporto e all’AWO di Kreuzberg per averci ospitato.
Infine, un enorme grazie alle centinaia di antifascistə che hanno partecipato con entusiasmo e determinazione. La vostra voce e il vostro impegno sono essenziali per mantenere viva la memoria e i valori della Resistenza.
Grazie a tuttə per aver reso la Festa della Liberazione un momento di unione, riflessione e celebrazione.
Di seguito riportiamo le parole con cui abbiamo voluto aprire la nostra Festa della Liberazione, per declinare al presente i valori della Resistenza e rinnovare il nostro impegno antifascista.

«Oggi è una giornata di festa. Celebriamo l’80° anniversario della liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista durante la Seconda Guerra Mondiale e la fine della dittatura fascista di Benito Mussolini. Oggi ricordiamo soprattutto come la Resistenza italiana, composta da partigiani di diverse estrazioni politiche e sociali, abbia giocato un ruolo cruciale nel raggiungimento della libertà, combattendo coraggiosamente per la democrazia e la giustizia. È dal sacrificio dei partigiani che sono nate la Repubblica Italiana e la nostra Costituzione. Ed è proprio negli articoli della Costituzione che sono cristallizzati i principi di pace e progresso sociale che hanno animato la Resistenza. In questo periodo storico più che mai, come ANPI e come antifascisti, abbiamo il dovere di difendere la memoria della lotta partigiana, le conquiste della Resistenza, la Costituzione Italiana e i principi di pace, democrazia e giustizia, in Italia e in tutto il mondo.
È un momento buio. In Italia il governo normalizza il fascismo storico su base quotidiana. Abbiamo visto francobolli dedicati ai repubblichini, mostre itineranti che ricostruiscono in chiave revisionista e opportunistica le vicende del confine orientale, membri dei partiti di governo che esprimono nostalgia per il fascismo e criticano le attività dei partigiani, impunità per gruppi neofascisti che equiparano l’antifascismo alla mafia. Emblematico è stato l’attacco frontale del governo, negli scorsi mesi, al “Manifesto di Ventotene”, il testo che definisce l’idea di un’Europa progressista, solidale e di pace, portata avanti dagli antifascisti al confino. Insomma, un attacco sistematico alla memoria della lotta partigiana.
La normalizzazione del fascismo storico non è solo un problema per i libri di storia: rappresenta la giustificazione morale per le azioni del governo italiano e il suo attacco alla Costituzione e ai diritti. È cancellando e riscrivendo la storia che il governo costruisce consenso per giustificare i suoi provvedimenti: il DDL Sicurezza, che criminalizza il dissenso sociale e punisce le fasce più deboli; l’autonomia differenziata, che esaspera le disuguaglianze sociali ed economiche nel Paese; il progetto del premierato, che svuota il Parlamento dei suoi poteri e centralizza l’autorità nelle mani di una sola figura; e la violenza sistematica contro i migranti e le fasce più deboli.
La maschera è caduta due giorni fa, quando il governo e le autorità locali hanno imposto restrizioni, intimidito e multato chi manifestava per il 25 aprile. Il tutto con la scusa del lutto nazionale per la morte del Papa. Un chiaro espediente autoritario per fiaccare e scoraggiare il movimento antifascista. Un tentativo che, ci sentiamo di dire, è fallito, e ha solo rafforzato la nostra voglia di praticare l’antifascismo e celebrare il 25 aprile.
Purtroppo, questo clima non è prerogativa dell’Italia. In tutto il mondo soffiano venti di guerra; il nazionalismo si radica sempre di più. Le logiche capitaliste, la legge del più forte, la sopraffazione, diventano il linguaggio quotidiano. I ricchi e i potenti si spartiscono le risorse del mondo, mentre i popoli soffrono.
Oggi è anche un giorno per ricordare le decine di migliaia di morti che ogni anno lo strumento barbarico della guerra provoca. Nel 2024 c’erano 56 conflitti nel mondo, il numero più alto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. In un anno ci sono stati 162.000 morti causati dalla guerra, il secondo numero più alto negli ultimi 30 anni. Tre quarti di questi decessi sono causati dalla guerra in Ucraina e in Palestina. In Palestina, circa il 45% delle vittime sono bambini.
Proprio per questo, come ANPI Berlino-Brandeburgo, abbiamo deciso di dedicare uno spazio, durante la festa della Liberazione di quest’anno, alle sofferenze del popolo palestinese. Più tardi ci sarà un intervento registrato di Luisa Morgantini, ex Vicepresidente del Parlamento Europeo e presidente di Assopace Palestina, che parlerà della situazione nei territori palestinesi occupati e delle ripetute violazioni dei diritti umani da parte del governo israeliano e dei coloni.
Dobbiamo però purtroppo iniziare questa festa con un velo di amarezza. Nelle scorse settimane avevamo deciso di invitare un collettivo di fotografi che, attraverso l’arte della fotografia, documenta la repressione del movimento per il popolo palestinese a Berlino. Quando, un giorno e mezzo fa, la notizia della partecipazione di questo collettivo è diventata pubblica, alcune associazioni contro l’“antisemitismo” hanno scritto all’AWO, l’associazione che gestisce questo stabile e che ci ospita oggi per la nostra festa, accusando l’evento di essere antisemita e minacciando ripercussioni. L’esposizione fotografica non era stata concordata precedentemente con l’AWO, e a causa della crescente pressione politica, l’AWO ci ha posto davanti alla scelta di cancellare l’esposizione fotografica del collettivo o di annullare l’intera festa. Insieme abbiamo, nostro malgrado, accettato di cancellare l’esposizione fotografica. È stata una decisione sofferta e, ne siamo consapevoli, anche ingiusta. Comprendiamo pienamente la scelta dell’AWO di tutelare i propri lavoratori da possibili ripercussioni e di difendere anni di lavoro nel sociale e sul territorio. Riteniamo ovviamente inaccettabile che un collettivo artistico sia censurato in questo modo, solo per testimoniare le sofferenze e la rabbia di chi è solidale al popolo palestinese. Ringraziamo sia il collettivo di fotografi per la comprensione, che l’AWO per ospitarci nonostante le pressioni politiche da parte di chi vorrebbe vedere l’intera festa cancellata.
Ciò che è successo è la naturale conseguenza di un clima di tensione che si è venuto a creare in Germania, così come in altri Paesi occidentali, per criminalizzare il dissenso politico e il movimento per la pace. La parola “antisemita” diventa un’etichetta per raggruppare persone con background migratorio e attivisti del movimento anti-imperialista. Una parola che, evocando il trauma della violenza nazista, viene utilizzata per delegittimare gli oppositori politici e criminalizzare le fasce più deboli. Questo è scritto nero su bianco nella risoluzione contro l’“antisemitismo” approvata recentemente dal Bundestag. Lo vediamo concretamente in Germania con richieste di deportazione contro attivisti motivate politicamente, la repressione e la censura. Queste misure arrivano anche a colpire rappresentanti politici, come Yanis Varoufakis, o delle Nazioni Unite, come Francesca Albanese. Un fenomeno non solo tedesco; per esempio, negli Stati Uniti il governo di Trump deporta studenti stranieri e taglia fondi alle università sulla base di un presunto “antisemitismo”.
Noi abbiamo deciso di portare avanti la Festa della Liberazione qui a Berlino, nonostante le limitazioni e la censura. Perché riteniamo fondamentale parlare della Resistenza, della sua storia e dei suoi valori, e portare un messaggio di pace. Non abbiamo ritenuto sensato privare Berlino, e tutta la comunità italiana che vive qui, della loro Festa della Liberazione. Ciò nonostante, ribadiamo che la nostra solidarietà al popolo palestinese, e a tutti i popoli vittime di guerra e oppressione, è fermissima. Siamo profondamente convinti che l’unica possibile via d’uscita dalla situazione storica che stiamo vivendo è l’affermarsi di un movimento popolare, internazionale e democratico, che si opponga al riarmo, all’escalation militare, alle discriminazioni, e che si batta per un futuro di pace e progresso sociale ovunque. Anche quest’anno, la Festa della Liberazione è un momento per ricordare il passato e riflettere sul presente. È un’occasione per ribadire l’importanza di difendere la memoria della lotta partigiana, i valori della democrazia e della libertà, e per promuovere una cultura di pace e di giustizia in Italia e in tutto il mondo.»
Il Comitato di sezione ANPI Berlino Brandeburgo