Essere ANPI non vuol dire solo ricordare coloro che, durante la guerra di Liberazione, hanno dato la vita per la libertà, per la democrazia e per un futuro di pace e progresso sociale. Il compito dell’ANPI è anche quello di difendere ogni giorno le conquiste ottenute dalla lotta partigiana.
Il nostro statuto dice chiaramente che una delle finalità della nostra associazione è quella di “concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione Italiana, frutto della Guerra di Liberazione, in assoluta fedeltà allo spirito che ne ha dettato gli articoli”.
Ed è proprio questo spirito antifascista e progressista della nostra Carta costituzionale che oggi viene delegittimato. I principi di solidarietà, di libertà e di uguaglianza, che avevano ispirato la lotta di Resistenza, che si sono imposti sulla storia grazie al sacrificio di migliaia di antifascisti e che si sono cristallizzati all’interno della nostra Costituzione democratica, vengono oggi traditi.
La legge Calderoli, con la sua autonomia differenziata, rappresenta solo l’ultimo insulto al modello sociale di Paese per cui i partigiani hanno lottato. Con questa riforma, il governo Meloni, stravolge l’ordinamento sociale del Paese. Dietro una retorica di “modernizzazione” vediamo ancora una volta concretizzarsi l’attacco ai diritti dei cittadini e la distruzione del progetto costituzionale.
L’autonomia differenziata è una legge che mira a trasformare i meccanismi competitivi del mercato in rapporti istituzionali, in rapporti tra regioni. Consiste nell’istituzionalizzare la “legge del più forte” e dà vita ad un modello di regionalismo competitivo che è stato il sogno della Lega Nord per tanti anni. Un modello di regionalismo in cui, gli interventi per ridurre le disuguaglianze vengono considerati “assistenzialismo” e che implementa logiche egoistiche e brutali per l’appropriazione di poteri e competenze.
Questa legge è stata definita “spaccaitalia” o “secessione dei ricchi”, perché si tradurrà nella frammentazione geografica dei diritti e nella crescita esponenziale delle disuguaglianze nel Paese. Già oggi le differenze in termini di diritti sociali ed economici tra Nord, Centro, Sud e Isole sono abissali. Questa legge non farà altro che acuirle. Le regioni più ricche potranno accordarsi con il governo per richiedere maggiore autonomia. Questo dividerà il Paese, metterà in discussione i contratti collettivi nazionali, comprometterà il Sistema Sanitario Nazionale, demolirà il Welfare universalistico, e frammenterà l’Italia su materie fondamentali come la tutela dell’ambiente e le politiche energetiche.
La definizione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni) non è certamente sufficiente a garantire i diritti fondamentali dei cittadini. Definire non vuol dire garantire. Inoltre la legge stessa specifica che i LEP verranno definiti a bilancio invariato, senza oneri finanziari aggiuntivi. Ma senza variazioni di bilancio per implementare specifiche politiche sociali ed economiche, la definizione dei LEP è un puro esercizio intellettuale che serve a mistificare gli obiettivi di questa legge: colpire le regioni più povere e creare un’Italia frammentata, dove i cittadini che vivono nelle aree più ricche hanno più diritti.
Questo modello di società è in netto contrasto con lo spirito della nostra Costituzione. La nostra Costituzione traccia il modello di un regionalismo di tipo fortemente solidale. Il riconoscimento e la promozione delle autonomie locali e del decentramento amministrativo sanciti dall’articolo 5, sono infatti accompagnati da un impegno alla solidarietà e alla lotta alle disuguaglianze negli articoli 2 e 3. La Costituzione non si accontenta solo di assicurare dei livelli minimi di diritti come i LEP, ma, come stabilisce l’Articolo 2, garantisce i diritti inviolabili dell’uomo ed esige il dovere inderogabile di solidarietà politica, economica e sociale. L’impegno della Repubblica nel rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano l’uguaglianza dei cittadini, stabilito dall’articolo 3, viene completamente disatteso dall’autonomia differenziata della legge Calderoli, che accentua le disuguaglianze su base regionale.
È importante ricordare che questo attacco al progetto Costituzionale non è avvenuto in un giorno, o in una legislatura. L’idea dell’autonomia differenziata ha le sue radici negli anni 90, quando, con la globalizzazione, l’ideologia neoliberista ha sviluppato una avversione per gli stati democratici. Lo stato democratico veniva visto come un modello inefficiente, troppo lento per garantire la crescita economica delle aziende nei territori, inadeguato alle necessità del mercato. È in questo contesto che si sviluppa l’idea del federalismo, specialmente nelle regioni del Nord, maggiormente in grado di competere sul mercato internazionale. E, nel 2001, queste idee sono confluite nella Costituzione con la modifica del titolo V, una modifica promossa dal centro-sinistra, che ha di fatto reso gli Articoli 116 e 117 della Costituzione incoerenti con i suoi principi e valori.
Oggi, in quanto antifascisti, abbiamo il dovere di opporci a questa legge, che tradisce l’idea di Paese dei partigiani e propone un modello sociale di disuguaglianza ed egoismo territoriale. La legge Calderoli va abrogata, e bisogna opporsi con forza ad ogni tipo di regionalismo competitivo. Con questi obiettivi, a fine luglio, è partita la campagna referendaria “Sì all’Italia unita, libera e giusta. Una firma contro l’Autonomia differenziata”, per raccogliere le firme per il referendum abrogativo della legge sulla autonomia differenziata. L’ANPI, come membro del comitato referendario, ha la responsabilità storica, morale e politica di essere in prima fila in questa battaglia.
È importante fare informazione su questa campagna, invitate i vostri familiari, amici e conoscenti a firmare online e ai banchetti presenti in tutta Italia. Per difendere il progetto Costituzionale dei partigiani ispirato ai principi di democrazia, libertà, uguaglianza, pace e progresso sociale: un modello che non è mai stato pienamente realizzato e che oggi più che mai bisogna difendere.
Per chi fosse interessato ad approfondire il tema dell’autonomia differenziata dal punto di vista politico, storico e legislativo, consigliamo la lettura del libro “In che Stato siamo? Premierato, Autonomia differenziata e forma di governo” di Gaetano Azzariti, Elisabetta Leone, Gianfranco Pagliarulo e Valerio Strinati. Il libro è disponibile online gratuitamente.
Il Comitato di Sezione ANPI Berlino Brandeburgo