„Italiani brava gente“, si dice e si pensa spesso in riferimento alla condotta nella seconda guerra mondiale. Eppure c’erano anche italiani, e unità italiane, nelle Waffen-SS, il famigerato corpo militare repressivo nazista. Lo straordinario libro di Gianfranco Ceccanei, „italiani nelle SS 1943-1945“ ripercorre la storia di questo capitolo poco noto del passato che non passa. Al libro viene dedicata una mostra a Berlino, a Schöneberg presso la Volkhshochschule di Tempelhof-Schöneberg, Einstein-Bogen 1, primo piano. Un invito a riconsiderare la storia del ruolo dell’Italia in guerra.
L’inizio della storia delle SS italiane è dopo il 25 luglio e l’8 settembre. I tedeschi, occupata l’Italia del nord e del centro, promuovono il reclutamento di volontari italiani per battaglioni della „Milizia Armata“. Tra 9.000 e 13.000 volontari si presentarono per l’addestramento nel campo di Münsingen. Si formarono 13 battaglioni con il compito della lotta contro i partigiani e della repressione contro i civili nelle zone dove la Resistenza era attiva.
Tra queste unità ricordiamo, ripercorrendo il racconto del libro, quelle che precedentemente erano state denominate Legione Mario Carità, Legione del console Paolo. De Maria e Legione Etruria, comandata da Carlo Federigo Degli Oddi, In rilievo viene posto l‘XI Battaglione, comandato da Gilberto Fabris (il “ Fedelissimo“) ma soprattutto il reparto Debica delle SS italiane. A Debica (così chiamato dal nome del luogo in Polonia dove sorgeva il suo campo di addestramento delle reclute) dei volontari venivano reclutati tra i soldati italiani prigionieri della Germania, che avevano deciso di arruolarsi per salvarsi dai brutali maltrattamenti nella detenzione. Altri venivano reclutati con bandi nelle zone occupate.
La Milizia Armata fu chiamata successivamente Legione SS italiana, aveva il suo comando generale e quartier generale nella villa espropriata ai conti Loredan a Caldiero, presso Verona. Tra l’inizio di dicembre 1943 e il marzo 1944 i battaglioni furono utilizzati per azioni contro i partigiani e contro i civili specialmente in Val d´Aosta, Piemonte e Friuli. Il battaglione XI comandato da Gilberto Fabris fu attivo contro i partigiani di Bresson, tra cui figurava Primo Levi, e dette alle fiamme interi paesi; Il battaglione VI di stanza a Cuneo fu impiegato contro i partigiani alcuni dei quali furono catturati e assassinati. Suo comandante fu il capitano Tullio Traverso. Il battaglione Debica fu stanziato a Cuneo e usato nella Val Pellice in brutali azioni contro la popolazione che aveva appoggiato i partigiani, condusse anche operazioni militari contro i partigiani nell’Umbria e nelle Marche, e sul fronte di Anzio e Nettuno combatté contro gli alleati angloamericani.
Dopo la sconfitta dei nazifascisti, i volontari SS italiani affrontarono una resa dei conti con la giustizia. In generale si può affermare che tutti se la sono cavata con poche pene detentive.
- I soldati SS ricevevano lasciapassare se deponevano le armi e si consegnavano, nel caso contrario affrontarono pochi anni di prigionia per poi tornare in libertà.
- Nel 1947 la procura militare di Roma aprì un’inchiesta sui crimini nazifascisti in Italia tra il 1943 e il 1945, ma i suoi atti restarono in un armadio fino al 1990, quando furono riscoperti grazie al giornalista Franco Giustolisi dell’Espresso. Il processo al comandante Anton Renninger per il massacro di civili a Cumiana fu intentato infatti solo negli anni 90, ma non fu concluso a causa della morte del principale imputato.
- Il legionario Ernesto Merlin fu condannato a 5 anni.
- Gilberto Fabris e Tullio Traverso vennero invece condannati dalla Corte d´Assise a forti pene detentive.
La giustizia americana comminò di solito pene di pochi anni di carcere ai comandanti catturati.
- Lothar Debes e Roberto Cantarella, ultimo comandante del battaglione Debica, furono liberati poco dopo la cattura.
- Carlo Federigo Degli Oddi doveva essere fucilato, ma fu graziato in quanto era in possesso di importanti segreti militari.
- Il generale ispettore degli arruolamenti dei volontari nelle SS italiane, Pietro Mannelli, fu anch’egli rilasciato dopo poca prigionia
Un capitolo del libro si occupa di quelle SS che nello svolgersi delle repressioni hanno manifestato una presa di coscienza. C’è la storia di Antonio Ceccanei, padre dell’autore, che internato come soldato italiano dopo l’8 settembre, decise di arruolarsi nelle SS per evitare la brutale detenzione; poi decise di disertare e riuscì a sopravvivere nascondendosi nei monti sopra il lago di Garda con una falsa carta d’identità.
Un altro capitolo invece riporta delle SS „fedeli“ fino alla fine.
C‘è la storia di Carlo Federigo Degli Oddi, amico del criminale nazista Rudolf Hess. Fascista che aveva partecipato prima alla brutale repressione delle rivolte in Libia contro l’occupazione coloniale italiana, poi comandando reparti italiani delle SS, tanto alle operazioni contro i partigiani di Tito in Croazia e Dalmazia, quanto alla „settimana di lotta alle bande“ in Lombardia. C’è poi la vicenda di Roberto Cantarella, che partecipò in Piemonte a tutte le operazioni del battaglione Debica. Ed infine quella di Walter Morin. Lui, già volontario nella guerra d’Etiopia fu tra i primi ad arruolarsi nel battaglione Debica. I tedeschi gli conferirono una medaglia d’onorificenza delle SS per la brutale condotta dei rastrellamenti e della repressione contro i civili.
La seconda parte del libro riguarda la storia dei volontari italiani nelle Waffen-SS tedesche.
- Si parla di quelli impegnati nella Risiera di San Sabba, il famigerato campo di sterminio nazista in Italia, e nelle operazioni militari e di rastrellamento nella zona e lungo le strade dei rifornimenti per le truppe dell’Asse nei Balcani.
- Si parla dell‘ SS-Wehrgeologenbattalion 500, in cui c’erano almeno 200 volontari italiani.
Alcune compagnie di questa unita furono accusate per i massacri di rappresaglia contro vecchi, donne e bambini attuati alla Laita e a Pedescala. Lo storico tedesco Gerhard Schreiber scrive di malvagie rappresaglie contro i civili attuate nel Nord Italia dalla Wehrmacht e dalle SS „in cui erano presenti anche reparti italiani“. Infine si riportano azioni della 24. SS Division Karstjäger, in cui era presente una compagnia italiana, la quale sembra abbia partecipato al massacro di 73 civili ad Avasinis, in Friuli.
La terza e ultima parte riguarda il destino del partigiano italo-sloveno Riccardo Goruppi, deportato nei campi KZ tedeschi.
Il libro di Ceccanei è insomma una lettura istruttiva da raccomandare, agli anziani come soprattutto ai giovani.
Andrea Tarquini, giornalista pensionato, ex corrispondente estero de La Repubblica.