27 – 30 settembre 1943: Sono le 4 giornate di Napoli, un’insurrezione popolare in piena regola, che quest’anno festeggia il 78imo anniversario. La prima insurrezione popolare in Europa durante la guerra che coinvolge tutta una città.
La rivolta iniziò in modo spontaneo e non ci fu praticamente coordinazione tra i partecipanti. Ci furono gruppi combattenti per rione, perfino per strada. Partecipò tutta la città: uomini, donne, scugnizzi, i femminielli di San Giovanniello. Non c’era distinzione di sesso o stato sociale. Napoli in quanto “entità” ricevette la Medaglia d’oro al Valor militare della città.
Ma andiamo con ordine: il colonnello Scholl, che aveva il comando delle forze armate occupanti, aveva da poco ordinato di sgomberare 240.000 persone dalla zona del lungomare e a tutti gli uomini tra i 18 e i 33 anni di presentarsi per andare ai lavori forzati.
Quasi nessuno si presentò e i nazisti iniziarono a rastrellare strade e piazze. L’insurrezione cominciò in realtà già il 26 settembre, quando gruppi di donne si recavano nelle diverse piazze per bloccare i rastrellamenti nazisti.
Dal Vomero a Ponticelli insorsero i quartieri, ora dopo ora, giorno dopo giorno, con le armi in pugno. Era il 27 settembre. Da quell momento la città combattè per liberarsi dai nazisti, riuscendoci. Il primo ottobre, le truppe naziste si ritirarono e la città si liberò prima dell’intervento degli alleati, che giunsero il primo ottobre.
Tra i nomi dei coraggiosi spiccano Maddalena Cerasuolo, il padre Carlo, Antonio Tarsia in Curia e Carmine Musella.
La partigiana Cerasuolo
Maddalena Cerasuolo era un’operaia di poco più di vent’anni quando cominciarono le 4 giornate. Fu attiva a Materdei, soprattutto a Vico delle Trone, dove prima funse da parlamentare con i soldati nazisti e poi combattè nello scontro che ebbe luogo immediatamente dopo. Con i compagni di combattimento riuscì a liberare il ponte alla Sanità, che ora porta il suo nome, e ricevette la Medaglia di bronzo al valor militare.
Dopo le quattro giornate, Cerasuolo partecipó a Forio d’Ischia a un periodo di addestramento e partecipò fino al febbraio del ’44 ad alcune missioni, tra cui raccogliere informazioni nella zona calda tra Roma e Montecassino.
I femminielli di San Giovanniello
Dietro piazza Carlo III c’era un cinema, il cinema Gloria. In due bassi adiacenti vivevano i “femminielli” (travestite), reclusi lì dal regime fascista, che li voleva reclusi dagli occhi di tutti. Ripudiati dalla società e all’epoca spesso anche dalle famiglie, I femminielli vollero partecipare alla liberazione della città, alla sconfitta del nemico.
Fu così, che appena arrivò la rivolta anche a San Giovaniello (appunto il rione in cui abitavano), circa 12 di loro si aggiunsero alle barricate e rimasero lì spalla a spalla con gli altri abitanti combattenti.
Ulteriori approfondimenti:
Intervista a Maddalena Cerasuolo: https://www.youtube.com/watch?v=xfXmwkDUFoA
Seconda intervista a Maddalena Cerasuolo: https://www.youtube.com/watch?v=GipV9Nb6SJc
Testo a cura di Elena Ossella (Berlino)