Silvio Borione partigiano a Torino

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Silvio Borione con il padre sul ponte della Gran Madre a Torino

Solo per i morti la guerra finisce (ANPI Piemonte, 2018) è il libro che raccoglie le memorie di Silvio Borione sul periodo della Resistenza a Torino. L’autore è nato a Torino nel 1930, il padre Eugenio era un operaio della Lancia, militante comunista. Perseguitato dal fascismo era dovuto fuggire in Francia all’inizio del ventennio. In seguito ritornò a Torino e riprese l’attività politica antifascista. Fu impegnato direttamente nell’organizzazione degli scioperi del marzo ’43 e militò nelle SAP (nel dopoguerra gli venne riconosciuto il titolo di partigiano combattente). Nello scritto Silvio Borione parla diffusamente dei militanti comunisti che a Torino operavano in clandestinità nei GAP e nelle SAP. Si tratta di una ricca e significativa testimonianza dell’esperienza vissuta da un ragazzo nel vivo della lotta partigiana: l’abnegazione per i valori in cui si crede, il porsi al servizio della lotta per emancipare e riscattare l’Italia dal fascismo, il progetto di un’umanità in cui si affermi la dignità dell’uomo, attraverso l’uguaglianza, la libertà e la giustizia sociale, sono gli aspetti fondamentali che rendono preziosa la testimonianza di Borione.

Nonostante la giovanissima età, Silvio Borione ha collaborato attivamente alla lotta e si è formato politicamente e intellettualmente da autodidatta. L’autore, dopo la guerra, ha voluto fissare descrizioni, ricordi, riflessioni inerenti a differenti episodi e tematiche con la maggior quantità possibile di dettagli, per preservarne la memoria, in più di 400 fogli dattiloscritti.

Questa pubblicazione è l’esito di un’operazione di riordino e di riorganizzazione del materiale, condotta dai curatori Michelangelo Caponetto, Daniele Ferrero e Pierfranceso Manca in piena condivisione e collaborazione con l’autore, allo scopo di conferire al testo una struttura più lineare e organica. Dopo una parte introduttiva (intitolata “Come Martin Eden”) nella quale l’autore lascia emergere le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere, il volume è strutturato in tre parti.  Nella prima si sviluppano le vicende relative all’infanzia, al contesto familiare e a quello scolastico, da cui traspaiono i vissuti degli ambienti popolari frequentati da Silvio Borione; la seconda parte descrive la militanza comunista clandestina nel periodo bellico sino all’8 settembre. L’ultima parte si concentra sulla lotta antifascista a Torino e nel Monferrato.

Le vicende narrate coinvolgono l’autore e le persone a lui vicine, intrecciandosi con eventi e personaggi storici di estrema rilevanza, quali, ad esempio, l’incontro del padre con Gramsci, l’organizzazione degli scioperi del marzo ’43, la morte di Dante Di Nanni, la difesa di Mirafiori nei giorni della Liberazione di Torino. Nell’epilogo l’autore delinea un bilancio della sua esperienza sul piano storico, politico ed esistenziale.

La narrazione di Silvio Borione permette di focalizzare l’attenzione sulla Resistenza nel contesto urbano, a Torino. L’autore guida i lettori nel vivo di un’esperienza di lotta, come quella condotta dai militanti dei GAP e delle SAP, nel fitto, e talora claustrofobico, reticolato urbano, tra strade, palazzi, edifici pubblici, macerie di case bombardate, rifugi, tra i quali nascondersi, occultarsi, sempre braccati dal feroce e disumano apparato repressivo nazifascista, e continuare con ostinazione la lotta in clandestinità, in modo meticoloso e paziente. È uno squarcio che arricchisce l’immaginario sulla Resistenza, sull’identità dei partigiani e sulle modalità di lotta impiegate. Le memorie di Silvio Borione sono di grande interesse storico, in quanto offrono uno spaccato di come le classi popolari abbiano percepito l’oppressione fascista e la lotta per la Liberazione, cogliendo vissuti e punti di vista che possono costituire una fonte di riferimento per le ricostruzioni storiografiche. La forma espressiva è, inoltre, di grande impatto e portata evocativa: parole e frasi mettono il lettore a diretto contatto con la realtà storica della guerra e lasciano emergere un tessuto di emozioni, stati d’animo e riflessioni che animavano le persone in quel tempo.

Profilo biografico di Silvio Borione

Nato a Torino il 20 agosto 1930, Silvio Borione ha trascorso l’infanzia, abitando dapprima con la madre, in seguito con il padre (i genitori non vissero mai insieme) in vari quartieri della città, tra il centro e Borgo San Paolo.  Ha frequentato d’estate l’ambiente contadino della nonna materna a Nizza Monferrato. L’infanzia travagliata ha condotto Silvio a trascorrere anche alcuni periodi, durante la guerra, presso il Comitato di Difesa dei Fanciulli e il carcere minorile Ferrante Aporti. Ha concluso il ciclo d’istruzione elementare e, pur non proseguendo gli studi, si è formato da autodidatta attraverso numerose letture. Iscritto al Partito Comunista dal 1946, dapprima nelle sezioni giovanili, vi ha militato sino allo scioglimento del P.C.I. Ha svolto vari mestieri, tra i quali quello di orologiaio e quello di gestore di un distributore di benzina. Ha vissuto in Liguria, a Cipressa (IM) dagli anni ’60 agli anni ’80, allorché si è trasferito insieme alla moglie in provincia di Asti, in una cascina isolata nel territorio del comune di Ferrere, dove tuttora risiede.

Silvia Aimasso

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