Tra il 1945 e il 1948, in un’Italia devastata dalle conseguenze del secondo conflitto mondiale, segnata dalle macerie e dalla fame, decine di migliaia di bambini, orfani, sfollati e poveri, provenienti dalle periferie delle grandi città industriali e dal Mezzogiorno, furono trasferiti e accolti presso famiglie delle regioni del Nord, e in particolare dell’Emilia-Romagna, per garantire loro educazione, cibo e vestiti nei mesi invernali.
Si tratta di un’operazione di solidarietà organizzata dalle donne dell’Unione donne italiane e del Partito comunista per far fronte concretamente ai bisogni primari dell’infanzia, gettando così le basi per promuovere politiche di assistenza e accoglienza quali il mezzo piú efficace contro la povertà e le disuguaglianze in un paese diviso e da ricostruire.
I treni sui quali questi bambini viaggiarono, chiamati «treni della felicità», rappresentano uno straordinario esempio di buona politica in tempi difficilissimi da cui attingere ispirazione e, perché no, speranza.
Lo scorso 26 aprile ne abbiamo discusso diffusamente con Bruno Maida, autore del saggio I treni dell’accoglienza. Infanzia, povertà e solidarietà nell’Italia del dopoguerra 1945-1948, Einaudi, 2020. L’incontro virtuale è stato registrato e a grande richiesta la sua visione è resa disponibile di seguito e sul nostro canale YouTube.
Buona visione.
Bruno Maida, storico, dal 2020 è professore di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Studi Umanistici presso l’Università degli Studi di Torino, specializzato in Storia dell’infanzia. I suoi studi sono principalmente incentrati sulla storia contemporanea dell’Italia con particolare attenzione al periodo fascista, alla seconda guerra mondiale e alla Resistenza italiana; sulla storia della sua città natale, Torino, e sulla persecuzione ebraica in Italia.